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Data Notizia
04/03/2022

La guerra e gli anziani

Il contributo di Marco Trabucchi

 

Abbiamo ancora in mente i discorsi che i nostri nonni facevano negli anni ’60, narrandoci degli orrori della guerra. Allora avevo un vicino di casa che mi parlava della famosa compagna di Russia, della tragica ritirata, ma anche della generosità dei contadini russi che condividevano con i nostri (invasori, benché straccioni) un po' di cibo e di calore.

Tutte queste storie mi sono tornate alla mente seguendo la tragedia dell’Ucraina e della sofferenza di quelle popolazioni. In particolare, ho pensato alle temperature, anche se oggi meno rigide rispetto al ’43, e alla sofferenza delle persone anziane. I mezzi di comunicazione hanno mostrato la particolare condizione di dolore e fatica delle persone nella terza e quarta età, in particolare le donne. Volti induriti dalla fatica e dal lavoro, immagini di una incredibile dignità. Questi volti mi hanno anche ricordato quelli delle 160.000 donne venute dall’Ucraina per assistere i nostri anziani non autosufficienti. E che oggi vivono in Italia. Sono persone che offrono un contributo importantissimo alla serenità delle famiglie italiane; la vita, invece, non sta offrendo loro alcuna serenità, nell’angoscia per figli, genitori, parenti lasciati nelle case lontane.

La tragedia attuale è l’ennesimo esempio della fragilità dell’anziano, nel quale spesso si assommano problematiche cliniche con quelle psicosociali. Cosa accadrebbe, ad esempio, se a causa della crisi molte delle nostre collaboratrici nell’assistenza agli anziani dovessero ritornare nella loro patria? Sarebbe per noi un vero dramma: ma ce ne rendiamo conto, magari quando contrattiamo per qualche euro in più o in meno?

Ho inoltre saputo che i riservisti ucraini ultrasessantenni sono stati, anche loro, chiamati alle armi; l’adesione è stata elevatissima. E’ l’ulteriore dimostrazione che la debolezza della vecchiaia può essere sconfitta da importanti scelte motivazionali, perché il cervello è sempre più forte delle gambe… Sarebbe importante se motivazioni altrettanto forti fossero trasferibili all’anziano anche quando deve scegliere le normali attività della vita quotidiana, in particolare quelle che possono garantirgli una vita più lunga, come l’attività fisica, la stimolazione intellettuale, la cura, serena e senza eccessi, della propria salute.

Non sono in grado di intuire l’epilogo della guerra, ma sono certo che le persone anziane da tutte due le parti soffrono in modo particolare. In effetti, anche in Russia incominciano i problemi economici delle famiglie e le difficolta nell’approvvigionamento di cibo. Come sarebbe possibile creare una grande alleanza tra gli anziani di tutto il mondo per costruire la pace? Basterebbe partire da Putin, che ha quasi 70 anni, per arrivare a Biden che ne ha 79 e, infine, per arrivare a Francesco (85 anni), il più vecchio di tutti, ma anche l’unico davvero impegnato per la pace. Mi ha fatto un enorme impressione quando con il terribile dolore articolare di cui ha sofferto in questi giorni si è chiuso nella piccola scatoletta della Fiat 500 per andare personalmente a perorare la pace dall’ambasciatore russo! A prescindere dal valore della preghiera, al quale forse non tutti credono, la testimonianza umana del Papa è stata formidabile. Forse non servirà a nulla, ma anche i testimoni senza speranza sono importantissimi per la costruzione nel tempo di un modo migliore.

 

 

 

 


(Tratto dall’articolo )

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