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Autore

Data Notizia
30/10/2022

Creare ospitalità per le famiglie anziane

Il contributo di Marco Trabucchi

 

Nell’ampia discussione che ha riguardato l’organizzazione delle RSA e che -ne sono convinto- porterà certamente a migliorare la qualità dell’accoglienza in queste strutture, non è stato dato uno spazio adeguato al bisogno di coppie di coniugi e soprattutto alla coppia composta da un genitore e da un figlio con disabilità psichica o fisica.

Alcuni recenti episodi, che si sono presentati con un una notevole frequenza, hanno messo in luce l’assoluta solitudine e la disperazione di queste convivenze, che hanno portato a manifestazioni di violenza, talvolta da parte dei genitori verso il figlio (violenza indotti dal timore di lasciarli soli, perché ritenuti incapaci di badare a se stessi), o anche da parte dei figli nei riguardi di genitori, quando i fantasmi provocati dalla malattia psichica occupavano la mente e cancellavano ogni speranza.

Cosa è possibile fare per loro?

Può essere illusorio pensare che le comunità stendano attorno a queste situazioni una rete di protezione che si attiva nei momenti di particolare difficoltà. I servizi pubblici non sono sufficientemente “curiosi” per scoprire nelle pieghe dei nascondimenti le situazioni più drammatiche e insostenibili (nemmeno la medicina di famiglia riesce oggi a rintracciare e seguire queste situazioni). Anche il volontariato, prezioso in molte circostanze, difficilmente riesce a rispondere al bisogno in maniera adeguata e soprattutto continuativa. Infine, la famiglia allargata spesso si allontana da queste realtà che creano preoccupazione, angoscia, sensi di colpa e quindi scelgono la strada del disinteresse e del silenzio.

Ma allora dobbiamo ammettere che situazioni tra le più gravi in senso assoluto nelle nostre comunità non ricevono alcun supporto? In questa logica si dovrebbe inserire la proposta delle RSA di costruire strutture abitative dove ospitare queste situazioni difficili che hanno bisogno di accompagnamento psicologico, di un minimo di supporto organizzativo, ma soprattutto della certezza che il domani è garantito anche quando la persona anziana non fosse più in grado di assicurare una vita decente al proprio caro. In questo modo la convivenza diviene più serena, meno carica di angoscia.

Ovviamente l’habitat assicurato dalle RSA dovrebbe essere impostato in maniera specifica, con differenze rispetto alla normale accoglienza delle persone anziane. Maggiore libertà nell’organizzare la giornata, una maggiore intensità di controlli sulla salute somatica e soprattutto psicologica dei figli, un’attenzione specificità della convivenza, proponendo modelli che assomigliano maggiormente alla casa nella quale genitori e figli hanno vissuto per anni.

Questa modalità potrebbe ridurre la drammaticità della situazione attuale che in molti casi è insostenibile, con conseguenze spesso drammatiche.

Ci auguriamo che il mondo delle RSA, sempre attento e pronto a rispondere ai bisogni che non trovano altrimenti risposta, sappia organizzare questi interventi, contando su adeguati finanziamenti da parte delle Regioni e sull’impegno delle comunità a non cancellare dalla propria attenzione a situazioni dolorosissime.


(Tratto dall’articolo )

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