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Notizia
Autore
Trabucchi Marco
Data Notizia
30/06/2023
Cura
Immigrazione, emigrazione
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Immigrazione e cura
Il contributo di Marco Trabucchi
In questi giorni ho partecipato a un convegno dedicato a valorizzare il ruolo degli operatori delle RSA provenienti dall’Africa. Il titolo dell’incontro, “Brescia e il nuovo volto dell’Africa che cura”, esprimeva l’impegno ad analizzare le modalità e il valore della collaborazione offerta agli ospiti delle RSA dai migranti, in particolare quelli provenienti dall’Africa sub sahariana. Originariamente il titolo era molto più esplicito “L’Africa aiuta Brescia”, ma poi sono prevalse motivazioni di opportunità politica che hanno portato al nuovo titolo.
In generale il convegno aveva diversi scopi che hanno caratterizzato l’evolversi dei lavori. Il primo è il ringraziamento che la società italiana deve alle persone che vengono dall’Africa per aiutare le nostre stanche comunità, non più in grado di gestirsi con le proprie forze quando devono organizzare l’assistenza ai suoi cittadini più fragili.
Il secondo motivo era legato ad onorare la frase di Plinio il Vecchio: “Ex Africa surigit semper aliquid novi” (Dall’Africa nasce sempre qualcosa di nuovo); nella storia questa affermazione ha avuto numerose conferme. Oggi potrebbe sembrare irrealistica; ma, se pensiamo all’enorme numero di giovani che vivono nel continente dobbiamo fare attenzione alla forza di cambiamento che viene appunto da chi esprime la potenzialità delle giovani generazioni.
Altro compito del convegno è stato onorare la diversità delle motivazioni alla cura, legate alle diverse culture. È una diversità, come è stato dimostrato attraverso le testimonianze di persone anziane assistite da operatori sociosanitari originari dall’Africa, che arricchisce le modalità di assistenza. Il tradizionale attaccamento agli anziani, caratteristico della cultura africana, si trasforma in uno stile assistenziale che privilegia l’accompagnamento dolce, la vicinanza generosa e attenta. Un aspetto delicato del prossimo futuro sarà fare in modo che gli operatori africani si arricchiscano di competenze tecniche, senza però perdere la qualità di fondo del loro operato. È un compito delicato per chi ha la responsabilità della formazione; sarebbe un errore grave cancellare un passato di grande valore umano, e quindi anche assistenziale, perché non si è compreso che le due culture possono integrarsi con risultati realmente significativi.
Altro aspetto preso in considerazione durante il convegno riguarda le modalità per creare nelle RSA equipe di lavoro coese, sempre più efficienti, alle quali contribuiscono i vari componenti della stessa; non per omogeneizzare al basso gli stili di lavoro, ma per metterli al servizio di un agire comune in supporto agli anziani fragili. Ciò vale anche per altre etnie che lavorano nelle nostre strutture socio-sanitarie; devono apportare il meglio della loro storia e cultura e noi non dobbiamo cercare di limitarne l’espressione.
Un altro degli scopi del convegno è stata l’analisi delle modalità più valide per migliorare l’integrazione delle persone che vengono da lontano. Sarebbe davvero inaccettabile che le nostre comunità non fossero in grado di accogliere in maniera adeguata persone che sono così importanti per la vita delle comunità stesse.
Occorre mostrare concretamente la nostra gratitudine facilitando, per chi non l’ha già raggiunta, l’ottenimento della cittadinanza italiana; chi più di un operatore sociosanitario che viene dall’Africa subsahariana con il suo carico di generosità naturale, merita la nostra concreta gratitudine? Dobbiamo agire con determinazione in questa direzione. Chi può permettersi di affermare “Io non ti lascerò mai solo”, perché accompagna 24 ore al giorno, per 365 giorni all’anno i nostri anziani, deve poter sentirsi dire che la nostra nazione non lo lascerà mai solo nelle piccole grandi difficoltà dell’inserimento in un paese nuovo.
Non è retorica buonista, ma una modalità concreta per la progressiva costruzione di un sistema di welfare stabile, alla ricerca di un nuovo equilibrio che superi le attuali gravi difficoltà provocate dalla disparità tra il bisogno e la disponibilità di operatori dediti all’assistenza degli anziani.
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