Fondazione Leonardo
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Periodico
Autore
Breschi Marco, Francini Marco
Fonte
www.neodemos.info
06/02/2018
Fine vita
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La pratica crematoria in Italia
La distruzione del corpo del defunto tramite il fuoco (cremazione) è stata ripresa nell’Occidente cristiano da circa un secolo e mezzo.
Per oltre un millennio nel mondo cristiano si è ritenuto che l’incenerimento dei cadaveri costituisse una violenza inferta a un corpo consacrato, dunque un sacrilegio. Il cammino verso la laicizzazione della morte attraverso il rito della cremazione è andato di pari passo con l’affermarsi dell’idea di progresso.
Molteplici sono state le ostilità al propagarsi della pratica. In Italia in modo particolare, forte fu l'ostilità della Chiesa che teneva da secoli nelle proprie mani la gestione dei tre momenti decisivi dell’esistenza di ogni individuo (nascita, matrimonio e morte) e ne fece il baluardo contro la secolarizzazione.
I dati statistici relativi alle cremazioni offrono una nitida immagine della irrilevante dimensione quantitativa del fenomeno: ne sarebbero state effettuate 4.122 in tutto il paese nel 1900-1909; nello stesso arco temporale, si ebbero quasi 7,3 milioni di morti. Negli anni a seguire anche se si ebbe un incremento della pratica, la scelta restava ancora del tutta minoritaria e confinata nella parte più avanzata della nazione. Soltanto negli anni ottanta ci sarà una variazione di tendenza. Negli ultimi anni a livello nazionale da valori di poco superiori al 2,5% nel 1995 si è arrivati ad oltre il 21% nel 2015.
Il sempre più frequente ricorso all’incenerimento delle salme ha determinato una riduzione delle due forme tipiche di sepoltura (tumulazione e inumazione): in particolare, tra il 2000 e il 2015, si è registrato un sensibile calo della tumulazione che da oltre il 60% è scesa a poco più del 45%.
Per maggiori approfondimenti:
http://www.neodemos.info/articoli/la-pratica-crematoria-in-italia/
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Molti hanno sperato e sperano che il nuovo governo possa dare uno sprint particolare alla nostra sanità, afflitta da tanti problemi che ne limitano l’efficienza e la capacità di rispondere in particolare alla domanda di salute delle persone più fragili.
Io non esprimo alcun giudizio, soprattutto perché credo di avere la capacità di misurare con realismo le reali possibilità di cambiare l’attuale assetto; infatti, ritengo più serio indicare alcune azioni specifiche, ciascuna affrontabile senza ricorrere a investimenti che oggi non sono possibili.
Come prevenire e superare le cadute e i loro effetti
I dati rilevati dall’OMS dicono che ogni anno oltre 37 milioni di persone richiedono cure mediche a causa di cadute.
Le ragioni sono molte e di varia natura: ictus, neuropatie, ipovisione, vertigini, sordità, osteoartriti, deficit cognitivi, sindrome di Ménière ma anche ridotto controllo della postura e della percezione di sé nello spazio, osteoporosi, rigidità articolare, decremento della forza muscolare.
Il Professor Trabucchi durante un recente webinar ha trattato l’argomento dando alcuni consigli su come prevenire e superare questi incidenti.
Innanzi tutto la caduta non va mai banalizzata perché è spesso sintomo di patologie magari non ancora evidenti e per questo motivo sia i famigliari sia i medici devono prestare attenzione alle cause scatenanti
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