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Notizia
Autore
Trabucchi Marco
Data Notizia
05/04/2018
Ausili
Benessere
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I robot e gli anziani. Alla ricerca di un ruolo
Il contributo di Marco Trabucchi
Oggi chiunque guardi al nostro mondo che invecchia rapidamente non può essere conservatore, non può cioè adottare le vecchie modalità di vita del singolo e delle collettività, solo con qualche piccolo aggiustamento. Sarebbe una scelta destinata al fallimento, di fronte alle velocità dei cambiamenti. E’ indifendibile un mondo che sta per finire; chi ha davvero a cuore il futuro della parte più fragile della popolazione deve abbandonare schemi tradizionali ed incamminarsi con coraggio e prudenza verso nuovi obiettivi. Con una forte base culturale ed altrettanta forza d’animo.
Un esempio importante per l’impegno verso l’innovazione viene dal Giappone, il paese di gran lunga più vecchio del mondo, ma anche quello con i maggiori problemi sociali ed umani indotti da questo fenomeno, che sembra inarrestabile, anche per la continua riduzione della fertilità. Si veda, ad esempio, per comprendere fino a che punto può arrivare l'umanità quando si trova davanti a tutte le strade chiuse, il terribile fenomeno del ricorso al carcere da parte di alcuni anziani giapponesi per tamponare un'insopportabile solitudine. La solitudine è “patogena” secondo molti studi e purtroppo la maggior parte dei vecchi vi soccombe. Alcuni invece provano a riscattarsi, anche se con le modalità irrituali sopradescritte. Il Giappone però ha anche un forte rispetto per gli anziani e quindi cerca mille vie per dare risposte decenti ai vecchi fragili; il paese rappresenta infatti oggi un punto di riferimento per tutti quelli che cercano di identificare modalità adeguate per continuare ad offrire agli anziani risposte ai loro bisogni, in uno scenario di riduzione dei finanziamenti e della disponibilità di operatori. A questo proposito un aspetto particolare è rappresentato dalle dinamiche dell’immigrazione, dalla quale in passato si era ipotizzato di trarre forza lavoro per i servizi, verificando poi che si trattava di ipotesi sostanzialmente irrealizzabili (fenomeno che vale per il Giappone ma anche per l’Italia).
In questa prospettiva si colloca il grande uso di robot nelle case di riposo, finanziato dal governo del paese, alla ricerca di modi per affrontare le drammatiche problematiche poste dagli anziani sempre più numerosi e sempre più bisognosi di supporti. I dati di varie indagini però confermano che l'introduzione di diversi tipi di robot non ha portato ad una riduzione del lavoro fisico da parte degli operatori (come invece da molte parti si sperava, anche di fronte alla crisi di addetti che si sta verificando in Giappone), ma ha incontrato un rilevante gradimento sul piano psicologico da parte degli ospiti non autosufficienti, per piccoli supporti che i robot possono offrire (aiuto nella deambulazione, brevi conversazioni, una presenza viva nel vuoto delle giornate di ricovero). Si sta delineando un’utilità inaspettata dei robot, in attesa che diventino più esperti nei lavori delicati (come, ad esempio, lavare un anziano). Da strumenti meccanici ed elettronici per fare lavori pratici stanno diventando strumenti adatti a migliorare le relazioni e a riempire la giornata degli ospiti delle residenze per anziani. Certamente sarà necessario molto impegno nei prossimi anni perché l'intelligenza artificiale possa produrre macchine simil-umane in grado di fare tutto quello che gli umani sanno fare, cioè essere in grado allo stesso tempo di atti fisici raffinati e di relazioni significative e appaganti (anche per il robot... chissà?). Siamo ancora lontani da progetti e realizzazioni soddisfacenti; però questa è la strada, pur tra mille interrogativi. Ne elenco alcuni senza ordine: Come può comprendere il robot se il suo interlocutore è affetto da demenza? Probabilmente in fase avanzata ciò è possibile, ma nelle prime fasi della malattia? Cosa significa per un robot essere tollerante, ad esempio di fronte a richieste rigide o aggressive da parte dell’anziano ammalato? Oggi si discute molto di medicina narrativa: come potrà il robot ricevere messaggi su questa tematica ed incorporarli in una medicina tecnologica?
I problemi sono moltissimi, ma, lo ripeto, il futuro non concede spazio ai conservatori! Si devono mettere in atto molti diversi approcci, in modo elastico, sperando di identificare quello che meglio si adatta al bisogno. Ma, d’altra parte, la capacità di affrontare problematiche complesse, è una delle caratteristiche dell’intelligenza artificiale.
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Il lavoro è dignità , soprattutto se migliora la vita degli anziani
L'assistenza sociosanitaria è una prestazione lavorativa che da un lato è molto arricchente dal punto di vista umano, ma dall'altro è molto faticosa e viene remunerata solo in parte.
«Forse si invecchia veramente solo quando non ci si stupisce più, quando si dà tutto per scontato e la vita sembra non riservare più sorprese. Ma si può essere vecchi e mantenere il gusto della conoscenza e sapersi ancora meravigliare degli insoliti colori di un tramonto, di un fiore che si schiude o di una bambina che ti sorride con aria divertita.»
Il nuovo libro di Massimo Ammaniti è una riflessione sulla terza e quarta età e, più in generale sulla vecchiaia, stimolata anche dalle testimonianze di ottantenni e novantenni protagonisti della vita culturale e politica del nostro paese che ora raccontano di come e quanto è cambiato il loro modo di vivere i sentimenti e le esperienze propri della vita di ogni essere umano: la famiglia, l'amore, l'amicizia, il senso del tempo, i sogni, il desiderio, i ricordi, i lutti.
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