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Notizia
Autore
Trabucchi Marco
Data Notizia
28/06/2018
Benessere
LongevitÃ
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La curiosità : una dote per vivere a lungo e far vivere bene
Il contributo di Marco Trabucchi
Qualche mese fa è scomparso Gillo Dorfles a 107 anni. Il famoso critico d'arte e filosofo, che ha dato un senso al kitsch, ha ripetutamente dichiarato in molte interviste degli ultimi anni che "la curiosità non mi ha mai dato tregua". La frase conferma quello che la scienza medica ha acquisito da tempo e cioè che per vivere a lungo bisogna avere un tasso elevato di desiderio di conoscere, di superare le barriere di quanto appare, per andare a "guardare dietro".
Dorfles affermava che questa sua passione per l'ignoto nelle cose e nelle persone è una sorta di ossessione, che riempie la vita e dà significato ad ogni ora, anche se non dà pace. Ha dichiarato: "non ho mai capito le persone che si interessano solo di sé"; pare di capire che non si tratta di un'affermazione morale, ma di una condizione che l’artista ritiene essere la sola che permette di vivere, capendo realmente quello che si muoveva attorno a lui. Sosteneva che un critico d'arte non può essere incentrato sul suo personale giudizio, ma deve immedesimarsi nell'opera da analizzare, con una curiosità senza limiti per la storia dell'autore, il tempo nel quale è stata prodotta, le circostanze d'insieme che l'hanno accompagnata. Così Dorfles è arrivato a 107 anni, grazie alla curiosità per i prodotti della creatività umana in moltissimi diversi campi. Ci ha lasciato un insegnamento fortissimo, arricchito dalla dimostrazione concreta di quanto è realistico ciò che teorizzava, togliendo così ogni arma dialettica ai suoi critici.
La curiosità assume sembianze diverse negli individui, ma accompagna sempre la vita di chi è vissuto a lungo in buona salute. Ad esempio, caratterizza la vita dei pastori sardi centenari, che non studiano l'arte, ma sono immersi nel loro ambiente, che esplorano con grande attenzione per farne parte della loro vita e quindi per affrontarne le difficoltà in modo cosciente.
La curiosità è la caratteristica di molte persone che vivono a lungo: si tratta di una capacità innata o di una funzione dello spirito che si apprende attraverso la volontà? Non vi è una risposta possibile a questo interrogativo. Vi è certamente una predisposizione, ma poi è un atteggiamento che si conquista come compito doveroso di ogni persona che viva il significato della propria collocazione nella comunità. In campo clinico la curiosità è una dote essenziale per chi voglia curare efficacemente chi è sofferente, perché non si ferma alla superficie ed esplora tutto quello che è apparentemente nascosto, ma costituisce la struttura della persona sul piano biologico, psicologico e sociale. Solo così si comprendono realisticamente i bisogni dell’altro e si strutturano risposte adeguate.
Non disponiamo ancora (e forse mai l’avremo!) di un elisir di lunga vita, ma alcune parole chiave per raggiungerla, pur senza la chimica, sono: curiosità, radici, impegno.
È interessante osservare che ancora una volta si dimostra la corrispondenza tra ciò che permette di vivere più a lungo e ciò che è utile alle collettività. La curiosità, che è figlia della generosità, garantisce una vita più lunga, perché attiva vari sistemi neuronali; allo stesso tempo permette un atteggiamento di cura di uno verso l’altro, perché se ne identificano i punti deboli dove si può svolgere un’azione di supporto. La curiosità è anche un modo per abbattere le barriere che creano solitudine. La curiosità permette di costruire radici nella propria comunità, terra, luogo di vita e quindi non permette all’altro di sentirsi solo perché circondato da attenzioni. La curiosità è anche un’attestazione di amore per l’altro; solo chi è stato segnato per lungo tempo dalla tragedia della solitudine faticherà a comprendere il senso dell’amore che deriva dalla curiosità.
In conclusione, è possibile affermare che un atteggiamento quale la curiosità non è solo una caratteristica esistenziale, ma un fattore che incide profondamente sulla vita del singolo e della collettività.
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