Fondazione Leonardo
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Notizia
Autore
Trabucchi Marco
Data Notizia
10/04/2020
Epidemie
Rete sociale
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Buona Pasqua
Il contributo di Marco Trabucchi
Una Pasqua strana quella che celebriamo in questi giorni, ma credo possa rappresentare un punto di svolta per tutti noi, credenti e non. E non mi riferisco al fatto che si incominciano a intravedere alcuni segnali positivi nell’evoluzione dell’epidemia; il passo avanti è il nostro cambiamento personale, che è già iniziato, ma che dovremo favorire con determinazione.
La sofferenza ci ha profondamente cambiati.
Quanta solitudine abbiamo percepito in queste settimane nelle famiglie con un anziano fragile in casa. Solitudine dovuta all’incertezza sulle condizioni di salute, alla mancanza di contatto diretto con il medico di famiglia e quindi al silenzio rispetto, tra l’altro, agli interrogativi sui tamponi, al venir meno di supporti pratici per cui il caregiver aveva un carico anche fisico molto pesante, alle notizie che senza sosta diffondevano informazioni brutali sul rischio di morte degli anziani e sul fatto che i molto vecchi sarebbero stati esclusi da interventi indispensabili per sperare di vivere.
Purtroppo, solo in questi giorni si incomincia a vedere un minimo di risposta sociale di fronte alla tragedia della solitudine, attraverso il lavoro di equipe che visitano le case per fornire adeguati supporti di cura. Certo, il dialogo con questi operatori, importanti per ristabilire un contatto tra il chiuso delle case e i servizi, non sarà facile; penso alla difficoltà di relazione con persone che parlano da dietro pesanti bardature che eliminano ogni contatto diretto (il poter contare sul rapporto fisico tra i medici, l’infermieri e i malati anziani è sempre importantissimo). In questi giorni di dolore abbiamo pensato (purtroppo non potendo sempre intervenire) alle famiglie che assistono persone affette da demenza. Queste percepiscono un’atmosfera di disagio, interagiscono con caregiver stressati e impauriti, sono costrette in abitazioni che non permettono libertà di movimento. Penso anche ai moltissimi anziani cardiopatici, diabetici, affetti da patologia oncologica che sono stati trascurati e stanno vivendo, assieme ai loro famigliari, giorni di ansia per il futuro.
Dopo tutto questo dolore e queste fatiche sarà un mondo nuovo quello che dovremo costruire, profondamente cambiati da come siamo oggi. Gli adulti dovranno impegnarsi molto perché gli anziani riacquistino fiducia nei servizi e perché sentano nuovamente il calore delle comunità intorno a loro. La desolazione e la solitudine di questi mesi peseranno come un macigno, se non saremo in grado di trasmettere fiducia per il futuro. E chi è in grado di infondere fiducia siamo noi, semplici cittadini, appartenenti a gruppi organizzati come la nostra Fondazione, chi lavora nei servizi di assistenza e in quelli sanitari, chi non ha rinunciato a svolgere servizi essenziali. Gli anziani stessi, che hanno conservato spazio nella mente e nel cuore per continuare nel loro percorso di generosità, come prima della crisi. Avanti, proviamoci!
Dovremo ricostruire un’alleanza forte, senza la quale non sarà possibile vivere decentemente. Non solo le persone più deboli, ma anche tutti gli altri, perché non è vivibile una città dove i vecchi soffrono.
Il mio augurio di Pasqua si associa all’augurio perché possiamo risorgere più coesi, più generosi, più attenti alle fragilità e alle solitudini. Dovremo fare una certa fatica per capire che lo stile delle nostre vite, dominato dalla centralità del singolo, è stato cancellato dal virus. Adesso l’alternativa è tra continuare come prima, attendendo il prossimo disastro, o essere guidati da attenzione, cura, intelligenza verso i bisogni di tutti gli abitanti delle nostre comunità.
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"Io la sognavo una vita così. Una vita in cui poter girare per l'Asia per mesi, per poi svegliarmi una mattina a Bali e decidere su due piedi di voler tornare in Europa. Passare un paio di giorni a Bangkok per mangiare pad thai e salutare l'Oriente. Andare a trovare mia nonna a Torino, poi salire a bordo della mia casa su ruote e ripartire. E alla prima sera on the road, guardando le stelle, discutere con la mia anima gemella della prossima meta. Oppure viaggiare e basta, senza meta, inseguendo solo ed esclusivamente le coordinate della felicità."
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